Le perdite che si hanno in una dinamo sono:
Pm , perdite meccaniche per attrito e ventilazione;
Pfe , perdite nel ferro a vuoto, localizzate nell'indotto interessato da un flusso variabile e nelle testate delle espansioni polari induttrici interessate dal fenomeno di pennellamento delle linee di campo magnetico;
Pec , perdite per eccitazione, dovute all'effetto Joule negli avvolgimenti induttori e nel reostato di campo Pec = (Re + Rc)·Ie2 ;
Pj , perdite d'indotto, dovute all'effetto Joule negli avvolgimenti d'indotto, compresi gli avvolgimenti compensatori e gli avvolgimenti dei poli ausiliari Pj = Ri·Ii2 ;
Ps , perdite nelle spazzole, di tipo non Ohmico essendo le spazzole conduttori non Ohmici. Le norme CEI impongono di calcolarle convenzionalmente, qualunque sia il numero di spazzole, con Ps = 2·Ii [W] per spazzole di grafite, Ps = 0,6·Ii [W] per spazzole a contenuto metallico, dove la corrente è in [A];
Pad, perdite addizionali, sono perdite nel ferro
dell'indotto che si aggiungono a quelle che si hanno a vuoto e
sono causate dalla distorsione per reazione d'indotto del flusso
a carico. Le norme CEI impongono di calcolarle nelle condizioni
nominali come l'1% della potenza nominale erogata e di
considerarle, per diverse condizioni di carico, variabili col
quadrato della corrente erogata.
Si definisce rendimento:
dove V·I è la potenza erogata. Nel caso di funzionamento della dinamo a tensione e velocità costanti, è lecito ritenere perdite costanti al variare del carico:
e perdite variabili con la corrente erogata:
Si può quindi scrivere:
questa espressione ha il massimo quando:
e tale massimo cade a 3 / 4 del pieno carico.
Per una dinamo è poi significativa la variazione di tensione percentuale da carico a vuoto calcolata con:
dove Vn è la tensione nominale, Von è la tensione a vuoto ai morsetti d'uscita quando, a partire dalle condizioni nominali, si interrompe il carico mantenendo costanti la velocità ed il reostato di campo.
Macchine in corrente continua
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